Nuove ricerche stanno evidenziando le pericolose mutazioni che sta avendo il virus dell’influenza aviaria, con molti rischi per l’uomo.
Un recente studio ha mostrato nuove mutazioni nel virus dell’influenza aviaria H5N1 che potrebbero aumentare il rischio per l’uomo.
Il ceppo, isolato da un paziente in Texas, ha dimostrato una maggiore capacitĂ di replicarsi nelle cellule umane e causare malattie piĂą gravi rispetto ai ceppi rilevati nei bovini.
L’H5N1 (ovvero l’influenza aviaria), conosciuto per la sua alta mortalità tra i polli e la presenza negli uccelli selvatici, ha iniziato a colpire anche i mammiferi.
Nel 2024 il virus è stato rilevato nei bovini da latte negli Stati Uniti e ora, con l’inizio del 2025, gli scienziati si sono accorti che si è diffuso a diverse mandrie, causando infezioni in decine di persone, soprattutto lavoratori agricoli.
Nella maggior parte dei casi, le persone contagiate hanno manifestato dei sintomi lievi, ma si è purtroppo verificato il primo decesso legato al virus ed è stato registrato a gennaio 2025. Il caso è stato attribuito al contatto diretto con pollame infetto.
Non è la prima volta che un virus muta e si trasmette ad altre specie. Sembra, a tutti gli effetti, ciò che è successo durante l’epidemia di Covid-19. Proprio come il virus che ci ha costretti alla quarantena, anche questo cambia rapidamente e mostra la capacità di adattarsi a nuovi ospiti.
Secondo il professor Luis Martinez-Sobrido, esperto di virologia, sono state identificate nove mutazioni nel ceppo umano dell’H5N1, assenti in quello bovino. Queste mutazioni sembrano essere emerse dopo l’infezione umana, aumentando la capacità del virus di replicarsi e causare malattie più gravi.
Gli scienziati stanno ora lavorando per identificare le mutazioni che aumentano la gravità dell’infezione e comprendere come il virus riesca a colpire un’ampia gamma di specie. Nonostante le mutazioni, i test hanno confermato che gli antivirali approvati dalla FDA rimangono efficaci contro entrambi i ceppi del virus.
Ahmed Mostafa Elsayed, primo autore dello studio, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta: in caso di una possibile pandemia, gli antivirali potrebbero essere fondamentali, soprattutto considerando i tempi necessari per sviluppare e distribuire vaccini specifici.
Per cercare di ridurre al minimo le infezioni, viene messo in pratica il protocollo One Health. Questo prevede:
Gli scienziati del Texas Biomedical Research Institute stanno analizzando le singole mutazioni per comprendere meglio i meccanismi che rendono il virus piĂą pericoloso per l’uomo. Lo studio di questi cambiamenti potrebbe essere determinante per prevenire una futura pandemia.Â
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